PACCHETTO_GENERICO

LA DIRETTIVA PRODOTTI DEL TABACCO: L’IMPORTANZA DI SVILUPPI APPLICATIVI COERENTI NELL’UNIONE EUROPEA

21-11-2014 – L’approvazione della nuova direttiva prodotti del tabacco (T.P.D.) da parte del Parlamento e dal Consiglio dell’Ue, accolta criticamente per le rigidità, le incongruenze di merito e di obiettivo ed ampiamente migliorabile, consente comunque un approccio equilibrato tra l’esigenza di tutelare la salute dei cittadini e quella legittima dei tabacchicoltori di proseguire la coltivazione del tabacco nell’Unione Europea. 

Rispetto a ciò, le iniziative di Irlanda, Regno Unito e Francia per imporre il “pacchetto generico” nei rispettivi paesi, riflettono una forma di accanimento antitabagista che è “estraneo” all’approccio e al merito della decisione comunitaria e rischia di colpire il patrimonio imprenditoriale che investe nella tabacchicoltura europea di qualità e che, se perseguito, porterebbe alla scomparsa della coltivazione del tabacco in Europa, alla conseguente perdita di posti di lavoro e di economia reale, senza produrre effetti apprezzabili sulla lotta al fumo e al mercato del tabacco illecito, che sono obiettivi da tutti condivisi.

Il danno per le economie dei Paesi interessati alla coltivazione potrebbe, infatti, essere l’unico risultato concreto delle iniziative in atto, se gli Stati membri dell’Unione europea non sapranno dare seguito alla applicazione coerente delle disposizioni contenute nella T.P.D. approvata dal Parlamento Europeo, restituendo anche alla coltura del tabacco la dignità di <prodotto agricolo> che le compete alla stessa stregua delle altre produzioni agricole.

Questa preoccupazione, recentemente ribadita da Gennarino Masiello, alla guida  dell’Organizzazione Interprofessionale “Tabacco Italia, è comune a tutta la filiera tabacco italiana che auspica una presa di posizione da parte dei ministri nel Consiglio agricolo europeo di metà dicembre per ribadire la necessità di adottare provvedimenti che rispettino le decisioni del Parlamento e del Consiglio UE, evitando iniziative che, seppur legittime per il diritto comunitario, di fatto disconoscono il ruolo e le funzioni delle istituzioni comunitarie.

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