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Così la UE vuole penalizzare la filiera del tabacco frenando innovazione e sostenibilità

Taglio degli aiuti Pac, proposta di includere il tabacco greggio nel perimetro della Direttiva sulle accise, mancato riconoscimento del processo di innovazione che ha portato ai prodotti di nuova generazione e accise in rialzo, questi gli elementi che stanno creando un clima di forte preoccupazione per la filiera tabacchicola europea e italiana.

Si tratta di un settore caratterizzato da un elevato profilo di sostenibilità economica e ambientale, che coinvolge undici paesi europei per una produzione che nel 2024 ha raggiunto 105mila tonnellate con circa 2 milioni di occupati. L’Italia, secondo quanto rileva un’analisi del Centro Studi Divulga, è il primo produttore europeo di tabacco greggio con un terzo del volume totale prodotto in Europa, conta 45mila posti di lavoro lungo la filiera e 200 milioni di valore del solo prodotto agricolo. In questo scenario settoriale, spicca il ruolo dell’accordo di filiera tra Coldiretti e Philip Morris, che coinvolge circa il 50% del tabacco greggio italiano e ha consentito di attivare ingenti investimenti e dato una spinta rilevante a produzioni innovative e sostenibili. L’accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris nasce nel 2011 ed è stato recentemente rinnovato fino al 2034, con l’estensione di tutte le garanzie sugli impegni di acquisto. Unico accordo con queste caratterisctiche nel panorama italiano ed europeo.

Per quanto riguarda la politica agricola europea, il tabacco riceve aiuti nell’ambito del I pilastro della Pac relativamente al sostegno di base al reddito per la sostenibilità, nell’ecoschema 4, nel caso del sostegno ridistributivo complementare al reddito per la sostenibilità e per il sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori.

Per le azioni del Piano di sviluppo rurale la scelta italiana è stata quella di declinarle secondo le diverse esigenze dei territori di produzione. Sei regioni, Veneto, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo e Campania hanno ammesso il tabacco alle aree di intervento previste (impegni in materia di ambiente e clima e in materia di gestione, vincoli naturali o altri vincoli territoriali specifici, svantaggi territoriali specifici derivanti da determinati requisiti obbligatori, investimenti compresi quelli per l’irrigazione, insediamento dei giovani agricoltori e avvio di imprese rurali, strumenti per la gestione del rischio, cooperazione, scambio di conoscenze e diffusione dell’informazione).

La Pac è dunque rilevante per il futuro della filiera tabacchicola e, il taglio di risorse finanziarie indicato dalla Commissione con la creazione di un fondo unico, andrebbe sicuramente a penalizzare il settore bloccandone lo sviluppo con conseguenze pesanti in molte aree rurali rivitalizzate proprio grazie alla produzione di tabacco greggio. L’Unione europea negli ultimi anni ha dimostrato di non avere a cuore le imprese agricole e di produzione del tabacco, proponendo approcci penalizzanti che non tengono conto dei possibili impatti a livello locale. Le Direttive già messe in campo da Bruxelles, come la proposta di Direttiva del Consiglio relativa alla struttura e alle aliquote dell’accisa applicata al tabacco e ai prodotti correlati, o che saranno riviste nei prossimi mesi, come la Direttiva sui prodotti del tabacco, nonché la partecipazione alla prossima COP 11 nell’ambito della convenzione quadro dell’Oms (Framework Convention on Tobacco Control), rappresentano una sfida per tutta la filiera nazionale ed europea.

La proposta della Commissione Ue presentata lo scorso luglio sulla Direttiva accise tabacchi prevede aumenti della tassazione su tutti i prodotti, compresi quelli innovativi italiani e ulteriori misure di diretto interesse per la filiera tabacchicola. L’aumento non equilibrato della tassazione dei prodotti finiti e le ulteriori misure di controllo in materia di tabacco greggio potrebbero tradursi in un aumento di costi e prezzi per i coltivatori italiani ed europei. Andando a colpire anche i prodotti di nuova generazione Made in Italy, la proposta di revisione normativa potrebbe impattare negativamente sulla richiesta di tabacco greggio italiano, con un impatto diretto sull’intera filiera, dalla produzione agricola alla trasformazione e commercializzazione.

I prodotti del tabacco riscaldato realizzati in Italia sono infatti uno sbocco fondamentale per la produzione agricola italiana e, secondo le stime della stessa Commissione, con gli aumenti di tassazione previsti, subirebbero una contrazione del 30% dei volumi di vendita. In questo modo si scoraggerebbero gli investimenti sia delle aziende agricole che di quelle industriali indebolendo una filiera che in questi anni ha creato valore aggiunto, lavoro e sostenuto lo slancio imprenditoriale e di investimento di molte imprese agricole con effetti positivi nelle aree rurali interessate nel nostro Paese. Un’altra criticità indicata dal report di Divulga è l’introduzione di nuovi obblighi sulla tracciabilità del tabacco greggio, comunicazione e movimentazione che renderebbero ancora più difficile la vita degli agricoltori.

Un ultimo aspetto, di fondamentale importanza, riguarda la possibile equiparazione dei nuovi prodotti del tabacco italiani a quelli tradizionali, un aspetto che non tiene in considerazione le caratteristiche di questi prodotti (per esempio l’assenza di combustione) e le differenti modalità di utilizzo. Un approccio che di fatto non tiene conto delle innovazioni del settore e viene proposto senza nessuna valutazione di impatto sulle filiere produttive. Una chiusura che potrebbe colpire soprattutto la filiera italiana, la cui produzione di tabacco greggio è collegata a prodotti innovativi senza combustione. Insomma, occorrerebbero analisi e valutazioni di impatto accurate che possano tenere in debita considerazione gli effetti sulla salute ma anche gli impatti economici, sociali e occupazionali nei paesi europei, sia nel breve che nel medio-lungo periodo.

(Articolo da Il Punto Coldiretti / Attualità / Economia, 06.11.2025)

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