Masiello (UNITAB EUROPA): “Tabacco, filiera di eccellenza da tutelare. Serve una piattaforma europea”
Gennarino Masiello, attuale vicepresidente nazionale di Coldiretti e Presidente di ONT Italia, è stato eletto presidente di UNITAB EUROPA, l’Unione Europea dei Produttori di Tabacco attiva dal 1952 nella difesa degli interessi dei produttori di tabacco greggio. L’elezione è avvenuta durante il 38° Congresso di UNITAB EUROPA celebrato a Napoli. UNITAB EUROPA rappresenta oltre 20mila imprese agricole coinvolte in questa filiera e 50mila ettari di coltivazioni. Secondo i dati ISTAT, nel 2024 il settore del tabacco greggio in Italia ha espresso un valore complessivo di oltre 150 milioni di euro, generando lungo l’intera filiera circa 45.000 posti di lavoro. Un comparto che, oltre al peso produttivo diretto, ha anche un forte effetto moltiplicatore sugli altri settori collegati tra cui la meccanica, dove anche in questo caso l’Italia esprime una leadership globale.
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Presidente, quali sono le iniziative che intende mettere in campo nel corso del suo mandato?
Il mio impegno sarà quello di valorizzare le buone pratiche esistenti, lavorare per il riscatto della filiera del tabacco, intensificare e consolidare i rapporti tra il mondo della produzione, dell’industria, della ricerca e delle Istituzioni pubbliche per difendere il comparto. Ho in animo di creare comitati itineranti che possano favorire gli incontri con il mondo politico e manifatturiero, a cui come UNITAB EUROPA abbiamo il dovere di raccontare cos’è e cosa rappresenta oggi la filiera del tabacco in Europa.
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In che modo la politica può rivelarsi alleata nelle sfide che il comparto tabacchicolo si appresta ad affrontare?
Prendendo realmente a cuore le nostre istanze. Dovremo fare tutti gioco di squadra girando i territori e creando occasioni di incontro, relazioni, conoscenza e le giuste condizioni per dare vita a quella piattaforma di supporto che sarà il nostro manifesto. E soprattutto attraverso meccanismi normativi che valorizzino la produzione europea e non la mettano in difficoltà competitiva rispetto ad altre origini geografiche, che sono molto lontane dai nostri standard produttivi e di sicurezza.
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Si è parlato molto di questo manifesto da condividere con gli esponenti dei Paesi presenti al 38esimo congresso UNITAB EUROPA, di cosa si tratta?
Il manifesto è stato immaginato qualche tempo fa per evitare sovrapposizioni e divisioni. Si tratta di una piattaforma di supporto, a cui tutti stanno dando il proprio contributo, utile a semplificare il linguaggio e creare un nuovo approccio in grado di fornire indicazioni precise e univoche agli esponenti politici e ai governi che si incontrano a Bruxelles e nelle altre sedi istituzionali e di lavoro per decidere le sorti del comparto agricolo e della filiera tabacchicola. I tempi sono cambiati e bisogna stare al passo, con regolamentazioni equilibrate e che tengano conto degli impatti complessivi sul settore. Anche gli approcci di mercato sono diversi e noi non siamo più uno contro l’altro, ora siamo quelli che, con il mondo dell’industria, con l’utilizzatore finale, con il mondo della ricerca, con la politica e tutte le Istituzioni, vogliono decidere in che direzione andare e come andarci sempre nel rispetto dei ruoli e senza sovrapposizioni.
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E qual è la direzione giusta per risolvere le attuali criticità della filiera del tabacco?
Dobbiamo andare nella direzione di un partenariato, che preveda impegni reciproci con le manifatture per creare stabilità di mercato e stare sempre di più al fianco delle imprese e delle famiglie, con investimenti in favore di una remunerazione equa per gli imprenditori agricoli in tutti i Paesi. Per favorire questo impegno ovviamente anche la politica deve fare la sua parte.
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I provvedimenti in fase di definizione o già stabiliti dalla Commissione europea vanno in questa direzione o rischiano di penalizzare un settore che gioca un ruolo economico non trascurabile?
L’operato della Commissione europea, dal nostro punto di vista, manifesta troppe criticità, come nel caso delle proposte di riforma del bilancio europeo, della PAC e della Direttiva relativa alla struttura e alle aliquote dell’accisa applicata al tabacco e ai prodotti correlati. Nei prossimi mesi verranno ridefinite tutte queste norme che incideranno sui nostri comparti agricoli e soprattutto sul piano economico-occupazionale delle nostre aziende e sui nostri lavoratori. Il ruolo dei Governi e delle istituzioni europee sarà fondamentale, ma serve ragionare bene sulla nuova PAC e sulla valorizzazione delle norme esistenti nei vari Stati Membri in termini di tracciabilità del tabacco greggio e sulla differenziazione fiscale dei prodotti finiti, così come sugli incrementi equilibrati della tassazione in modo da tutelare le filiere strategiche nazionali ed europee. Serve un approccio pragmatico, non ideologico.
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Quali buone pratiche servono per evitare che gli standard qualitativi vengano messi a rischio da Paesi extraeuropei?
Noi siamo per valorizzare le buone pratiche agricole e del lavoro perché in questo modo possiamo aumentare la nostra competitività nei confronti del mercato e di altri grandi paesi produttori. Solo così si valorizza la filiera europea che ha tutti gli strumenti per evitare che nel mercato europeo entrino altri soggetti, per esempio il Brasile, la Cina o alcuni paesi Africani, o prodotti che non hanno gli stessi standard qualitativi e che in Europa sono stati banditi da tempo. Dobbiamo e vogliamo avere un valore e un riconoscimento diverso.
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Sostenibilità, innovazione, buone pratiche, ma anche tradizione e riconoscimento sociale. Qual è la sua visione del futuro?
Il settore del tabacco in Europa coinvolge filiere di eccellenza in diversi territori, a partire dall’Italia, e centinaia di migliaia di lavoratori agricoli che ogni anno continuano ad investire sulla qualità, sull’innovazione, sulla sostenibilità. Proprio la spinta innovativa e l’utilizzo di nuove tecnologie di prodotto del settore, possono proiettarci verso un modello di crescita e verso le sfide future. La valorizzazione e la tutela degli accordi di filiera, come nel caso di quello italiano tra Coldiretti e Philip Morris Italia, possono promuovere sostenibilità economica per aziende e lavoratori garantendo una reale visione prospettica a tutto il comparto.
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Che ruolo giocheranno le nuove generazioni nella tutela e nella crescita del comparto?
Il ricambio generazionale è strettamente connesso alle nuove regole e alle condizioni economiche che ne derivano. In modo chiaro e trasparente, la nostra rappresentanza è chiamata a difendere la filiera del tabacco e i territori anche dalla difficoltà di intercettare nuova forza lavoro. Il mercato ci sta dicendo che serve innovazione, digitalizzazione e investimenti in sostenibilità. Su tutti questi campi le nuove generazioni sono straordinarie, tocca a noi coinvolgerli in questa avventura e alla politica creare quel contesto normativo equilibrato per la loro tenuta verso traiettorie di futuro.