PSR_2014-2020

Lo Sviluppo Rurale nella strategia della sostenibilità economica del settore tabacco

Con il raccolto 2014 si è concluso il lungo percorso di azzeramento degli aiuti comunitari accoppiati per il settore tabacco, iniziato con la riforma Pac del 2003. Quella in corso è, infatti, l’ultima campagna tabacchicola che può beneficiare dell’aiuto previsto dall’art. 68 del regolamento Ce 73/2009.

E’ un problema di non poco conto per il futuro del settore, nonostante la possibilità, prevista per i produttori di tabacco, di poter computare nel proprio titolo “base” l’importo percepito attraverso l’art. 68 nel 2014.

 Dal 2015 il tabacco non farà parte dell’elenco di colture ammesse al beneficio dell’aiuto accoppiato e il settore sarà anche sganciato da impegni e adempimenti burocratici e amministrativi provenienti dalla gestione di detti aiuti. Si porrà, pertanto, l’esigenza di definire in breve tempo un nuovo quadro di regole, che richiederà un impegnativo lavoro di natura interprofessionale.

E’ il caso di sottolineare che la filiera del tabacco ha saputo compiere in questi anni uno straordinario processo di ristrutturazione e di razionalizzazione, consolidando il proprio assetto organizzativo ed economico  ad un livello importante su scala nazionale: 3.040 produttori; 18.248 ettari e 66.166 tonnellate di tabacco per una valore di circa 130 mln di € di produzione agricola, che, con l’indotto, arriva a circa 380 M€.

La distribuzione territoriale del dato produttivo esposto è di assoluto rilievo per le principali regioni coinvolte: la Campania in primo luogo con il 35% dei volumi prodotti, seguita da Umbria (29,6%), Veneto (25,2%), Toscana (6,9%) e Lazio (2,3%).

I dati non lasciano spazio a dubbi su quale potrebbe essere l’impatto di un malaugurato disimpegno delle attività economiche, dirette e indotte, legate alla filiera del tabacco nel nostro Paese e questo impone la ricerca di una prospettiva sostenibile per il settore.

Proseguire la coltivazione del tabacco nel nostro Paese dipende da tre sostanziali fattori: il mercato, l’efficienza della filiera e l’attenzione che la coltura potrà raccogliere nella programmazione dello sviluppo rurale. Questo significa che molto potrà dipendere dalla capacità di collaborare da parte di tutti i soggetti in campo: della filiera e delle istituzioni.

Il mercato dovrà assicurare la prospettiva pluriennale e livelli di prezzo in linea con gli standard di qualità globale richiesti dagli acquirenti manifatturieri. In questo senso gli accordi con le Manifatture dovranno garantire certezze operative di lungo periodo.

L’efficientamento della filiera è un lavoro in corso, che ha già prodotto risultati importanti e che è da implementare per rendere più strutturale lo sviluppo delle relazioni contrattuali tra i soggetti. E’ un impegno che consentirà di raggiungere obiettivi più stringenti, sia sul versante del contenimento dei costi di produzione, che su quello degli investimenti per la formazione, per l’innovazione e per la sicurezza sul lavoro.

Infine, ma non da ultimo, lo sviluppo rurale. La sua valenza, oggi più di ieri, è determinante per garantire una prospettiva sostenibile del comparto. Al riguardo si sta lavorando per tilizzare al meglio l’opportunità della programmazione 2015 – 2020, partendo dalle politiche mirate che alcune regioni, quali l’Umbria, la Toscana  e il Veneto, hanno posto in campo con determinazione anche nella nuova pianificazione. Al riguardo si pongono, da un lato, esigenze di armonizzazione applicativa per evitare discrepanze territoriali impattanti sul piano operativo per i tabacchicoltori e, dall’altro lato, esigenze di messa a punto di azioni coordinate e coerenti in rapporto al quadro normativo vigente.

È evidente che è necessario, però, un impegno deciso anche da parte delle altre regioni tabacchicole, in particolare la Campania, che inspiegabilmente ad oggi non ha ancora previsto misure specifiche per la coltivazione nei programmi di sviluppo regionale.

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